C’è poco da scherzare, dopo tanto parlare di cibo: ciò che fa bene, ciò che fa male, ho potuto constatare (in questo ultimo periodo) il comportamento di alcune compratrici durante l’acquisto. Basta loro uno sguardo per superare il banco carne e pesce, soppesare qualche salume e riporlo; alla fine il reparto formaggio ha avuto la loro attenzione. Insomma c’è dell’incertezza o perplessità sulla scelta migliore del cibo da portare a tavola.
Teniamo conto che da molti anni l’attenzione, la premura nell’alimentazione è molto aumentata da parte di tutti ed i nostri menù, anche casalinghi, sono diventati via via più consapevoli e personalizzati.
Un menù importante nelle nostre famiglie non potrà più certamente contenere le 18 portate che poteva avere un menù del 300 seppure per un pranzo importante con personaggi di prestigio.
In quel menù c’era di tutto: pesce e porcellini, lepri e lucci, vitello e trote, quaglie e pernici, anitre e aironi, carne di bue e capponi, pesce, pasticci di bue e anguille, lepri e caprioli, carne di cervo, pavoni, lingue salate e carpioni, cigni e anitre arrosto e pomi citroni, verze, fagioli, frutta. Una delle portate che mi ha incuriosito durante la lettura è stata la decima: gelatina di lamprede.