Apicio, un esempio da non seguire

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Fra pochi mesi saremo nell’anno 2019, questo mi fa riflettere come siano cambiate “in meglio” le trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate alla preparazione dei cibi.

Nel 2009 ho iniziato a scrivere, posso dire senz’altro timidamente, semplici ricette sul blog chebonchebon.com; oggi, dopo quasi 10 anni, posso scrivere che gli insegnamenti dei molti bravi chef-cuochi hanno contribuito ad espandere l’interesse generale sulla preparazione dei cibi. I loro consigli sono stati preziosi e gli esempi qualificati ottimi per imparare e migliorare ancora di più.

Difficile però ora sostenere il livello delle preparazioni per casalinghe normali come mi considero anch’io. Faccio riferimento a piatti con spezie speciali, frutti esotici, verdure particolari, tartufi, e molto altro. Forse stiamo dimenticando la nostra straordinaria pasta e fagioli?

C’è tutta una letteratura sull’alimentazione, si può parlarne partendo da Roma antica; non si tratta di semplici ricettari, ma ben di un trattato, il primo entrato in Roma è stato le Ghiottonerie di Archestrato di Gela, tradotte in latino da Ennio;  ai tempi di Augusto e Tiberio, Apicio, il famoso ghiottone romano, scrisse un altro trattato de re coquinaria (cucina): è un ricettario in 10 libri, il re dei cuochi” dei Romani. Apicio ha voluto tramandare con essi la sua esperienza di buongustaio tant’è che ancora adesso la salsa di Apicio entra in alcuni tradizionali piatti romani come specialità.

Attenti però a non farsi prendere come Apicio (vero nome Marco Gavio) dalla golosità, dato che è anche possibile con la ricca ricercatezza in cucina che si possano consumare le finanze. Apicio, ahimé, si diede la morte quando si rese conto di non poter più saziare la sua smisurata golosità per mancanza di finanze.

 

 

Su Apicio.  Testo: Sommario storico della letteratura latina

 

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